Sin dalla notte dei tempi l’uomo si è relazionato al concetto di sacro, che fosse per dare una spiegazione a fenomeni naturali o un senso agli accadimenti della vita, tale concetto ha influenzato non solo la società ma anche la conoscenza e la creatività umana.
Basti pensare alla nascita di miti e ritualità ad esso collegati, per non parlare della sua influenza sulle concezioni architettoniche e la sfera artistica.
Focalizzando l’attenzione su quest’ultimo aspetto, è innegabile come il sacro, oltre ad essere fonte d’ispirazione, sia stato anche forza motrice per la realizzazione di grandi opere artistiche.
Nei secoli, chi incarnava o rappresentava la sacralità, spesso ha deciso come plasmare la creatività umana e quali forme e direttrici dare all’arte, a volte in modi coercitivi ( basti pensare alla censura), a volte dando riconoscimenti e benefici ( basti pensare al fenomeno del mecenatismo).
Oggi l’arte è ancora impregnata di sacro, solo che la molteplicità delle forme e dei linguaggi artistici, uniti ad una sacralità più sfaccettata rispetto al passato, rendono tale rapporto meno evidente.
Anche l’arte che nega il sacro, paradossalmente ed involontariamente, testimonia il legame e la dialettica tra questi due elementi della natura umana.
A tal riguardo, l’anello di congiunzione tra tutti gli artisti che partecipano alla prima edizione del “Sacro e Contemporaneo Art Festival”, indipendentemente dallo stile o dalle forme espressive, è la declinazione di questa dialettica in tutte le sue sfumature.
Che si tratti di una rappresentazione dei luoghi legati al sacro, delle ritualità ad esso collegate o della rappresentazione del suo variegato universo iconografico e simbolico, tutti gli artisti si sono cimentati nel complesso ed affascinante dialogo tra arte e sacro, rendendo contemporaneo qualcosa di ancestrale.